
“Non accettare mai un passaggio da uno sconosciuto!”
Una frase che ho sentito pronunciare così tante volte che, ormai, ne ho perso il conto. Un pensiero che saetta nella mia mente per qualche millesimo di secondo. Quando accetto, non ricordo già più perché mi stavo preoccupando. Così, alla domanda della signora Bruna: “Ti posso dare uno strappo per ritornare in centro a Cork?” rispondo di sì, dopo un breve istante di esitazione.
Croì è la sua cagnolina. È stata lei a farci conoscere. In irlandese, “Croì” significa “cuore”. Un nome perfetto per lei. Sembra una cucciola, ma ha già 4 anni: credo sia un meticcio, ha un pelo morbidissimo e nero, con qualche macchia bianca. I suoi occhi mi ricordano quelli del mio cane. Grandi, dolci, che ti seguono ovunque. Non ti perdono di vista, mai.
Sono seduta su una panchina vicino al Blackrock Castle Observatory, un osservatorio costruito in cima ad un antico castello a 2 km dalla città di Cork. Ci si arriva percorrendo la passeggiata che costeggia l’Atlantic Pond, verso est. Partendo dal Marina Park, si segue il corso del fiume Lee, fino ad arrivare al castello.
Il Blackrock Castle è una fortificazione del XVI secolo, inizialmente costruita a scopo difensivo su richiesta degli stessi abitanti. Nel 2007, il progetto “Cosmos at the Castle” venne inaugurato ufficialmente, con lo scopo di creare un centro di ricerca scientifica e astronomica. Non mi aspettavo ci fossero così tanti visitatori, pertanto proseguo e continuo la passeggiata nel parco sottostante.
Il sole sta pian piano calando dietro gli alberi, ma il fiume Lee, così come il paesaggio sull’altra sponda, è ancora illuminato della luce dorata dei raggi del sole. Sorrido, mentre osservo delle piccole paperelle camminare sulle grandi lastre di ghiaccio adiacenti alla riva. Goffamente, cercano di spostarsi in fila seguendo la loro mamma, senza troppo successo.
Ad un certo punto, una pallina verde rimbalza vicino ai miei piedi, catturando la mia attenzione. “Croì! Croì! Oh sorry, she loves to play!” Alzo lo sguardo e vedo a pochi centimetri di distanza una bellissima cagnolina, seduta a quattro zampe, già pronta per riprendere a correre. Dietro di lei, appare subito una signora dai capelli biondo chiaro e occhi azzurro cristallino, che si avvicina scusandosi. Le rispondo che non c’è problema, perché mi piace giocare con i cani. E poi è sempre un modo per sentirmi vicina al mio, che ormai non vedo da tre settimane.
Inizio a lanciare a Croì la pallina da tennis tutta mangiucchiata e sporca di fango, mentre ci addentriamo in una conversazione che sembra non finire mai. Mi mostra delle foto di Croì, la mattina appena sveglia, con il suo faccino accucciato sul bordo del letto. Dopo un po’, mi chiede se ho intenzione di restare. E non so cosa rispondere. Perché sì, vorrei restare, vorrei poter rimanere qui, a guardare gli stormi d’uccelli che volano sul fiume, a passeggiare tra i prati verdi intorno alla città, a perdermi tra i colori del tramonto e negli scorci pittoreschi di Corcaigh. Perciò le rispondo che per ora non ho ancora deciso, anche se per Natale ritornerò a casa. Però una cosa la so: sicuramente tornerò. Perché ormai Cork è un po’ una seconda casa. E ho conosciuto persone speciali, che sembra quasi destino averle incontrate. Proprio come lei.
Quando le chiedo come si chiama, mi risponde “Bruna”: ovviamente, con un accento tipicamente irlandese. Era il nome di mia nonna, che ormai non c’è più da quasi dieci anni. Già, è passato davvero tanto tempo. Chissà, magari Croì mi ha portato la pallina perché io e Bruna ci potessimo conoscere. Forse lei aveva bisogno di parlare con qualcuno. Mi rivela infatti che ha perso entrambi i suoi genitori da pochi mesi. Dopodiché, mi chiede se desidero un passaggio per il centro città.
Ed eccoci qui: leggo nei suoi occhi una nostalgia che cerca di cacciare via, quando, per farmi spazio sul sedile, raccoglie tutti i loro vecchi DVD. Cerca di sdrammatizzare e di continuare a sorridere. Suo figlio è in giro per il mondo, quindi probabilmente trascorre diverso tempo senza nessuno intorno. Ma non del tutto, perché c’è Croì con lei. E so che con lei non sarà mai sola.
Ci salutiamo di fretta, perché mi lascia vicino casa in prossimità di un semaforo rosso. “I hope to see you again!” le dico, anche se so che, con estrema probabilità, non la rivedrò mai più. Mi giro appena in tempo per salutare Croì, prima che l’auto sfrecci via, nel traffico di George’s Quay. Magari, un giorno di questi, ritornerò sulle rive del fiume Lee. Ma non il weekend, perché Bruna mi ha detto che c’è sempre troppa gente. Forse ci rincontreremo. Magari ci saluteremo, di nuovo, per l’ultima volta.

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